Con il documento “Ministeria Quaedam”, Paolo VI confermò la presenza nella Chiesa di antichissimi ministeri, fra cui quello dell’Accolito. La figura del Ministro straordinario della comunione, invece, è una novità del Concilio Vaticano II.

La Parola “Accolito” deriva dal greco “akolouthos”, cioè, “colui che segue, che accompagna”.      

 L’Accolito, ministro dell’altare, serve alla Mensa dell’Eucaristia; ha cura del Corpo Eucaristico di Gesù anche nella distribuzione della comunione (di cui è ministro); cura, “ed ha un sincero amore per il Corpo Mistico di Cristo, cioè, il Popolo di Dio, e specialmente per i deboli e per i malati” (MQ,6), (ai quali porta la comunione); è il promotore della vita liturgica della comunità, affinché essa risulti veramente un’azione comunitaria e partecipata: è il naturale animatore del “gruppo liturgico”. L’Accolito, compiuti i 3 anni di studio al Pontificio Istituto Liturgico di S. Anselmo e al Vicariato, viene istituito dal Vescovo: il suo mandato dura tutta la vita.

Il Ministro straordinario della comunione, dopo avere frequentato l’apposito corso di formazione promosso dall’Ufficio Liturgico del Vicariato, viene istituito dal Parroco con una speciale benedizione; il suo mandato si  rinnova ogni 3 anni. Egli aiuta il sacerdote per la comunione durante la Messa, la porta nelle case a coloro che non hanno potuto riunirsi in assemblea; lo fa a nome della Comunità e inviato dal Parroco, vivendo con intensità e generosità i due valori evangelici fondamentali: l’Eucaristia e il servizio. A loro è richiesto “… il ministero della carità che è conforto e consolazione …”.

Alcuni Ministri, a vario titolo, collaborano per la catechesi di iniziazione cristiana, per la guida di gruppi di preghiera e animano il canto nelle celebrazioni liturgiche.